NoBerlusconiDay: il movimento non si scioglierà dopo la manifestazione

lunedì 23 novembre 2009

Non ha ancora deciso cosa farà «da grande», se l’avvocato o il ma­gistrato. O se asseconderà fino in fon­do la sua passione per il web. Intanto gira armato di note book e iphone , e ri­spolvera di tanto in tanto nientemeno che la Divina commedia cliccando spesso sull’icona predefinita. «Leggere Dante è un obbligo — ripete dai tempi del liceo — rileggerlo una necessità, sentirlo presagio di grandezza».
Giuseppe Grisorio da Cassano Mur­ge, 26 anni, capelli lunghi e pizzetto al­la D’Artagnan, è il volto, il «ragazzo co­pertina » se si preferisce, scelto dal co­ordinamento nazionale del «No Berlu­sconi day» per illustrare obiettivi e fi­nalità del movimento. L’altra sera era ad Annozero. L’«Nbd», questo l’acroni­mo del gruppo nato sul social network Facebook, si è in poco più di un mese progressivamente scollato dalla Rete per assumere una fisicità sempre più marcata con sedi di coordinamento in Italia (80) e all’estero (finanche a Bue­nos Aires e Sacramento).
Un fenome­no inarrestabile, nato intorno all’idea di portare sabato 5 dicembre in piazza a Roma quanti vorrebbero che il presi­dente del Consiglio Silvio Berlusconi si dimettesse dalla carica per farsi proces­sare da comune cittadino. Il successo che ne è scaturito è stato travolgente. Lì dove non sono riusciti i partiti tradizionali a muovere decine di migliaia di persone ci ha pensato un nugolo di bloggers , che è stato capace di convogliare in un unico gruppo quei mille e più rivoli di dissenso. Alle 18.30 di ieri pomeriggio la pagina del gruppo su Facebook aveva raggiunto oltre 303 mila adesioni. Altre 3 mila erano state raccolte in poche ore dopo la comparsata della sera prima di Griso­rio nel «ring» di Michele Santoro.

Possibile che in così poco tempo siate stati capaci di tanto?
«Quella pagina è lì dal 9 ottobre — dice Grisorio — ma è solo da un po’ che i media italiani si sono degnati di occuparsi del fenomeno. E pensare che Al Jazeera english ci aveva già fatto un servizio a metà ottobre».

Ma come si è ritrovato in questo meccanismo, da che militanza pro­viene?
«Non ho mai avuto la tessera di un partito in vita mia, non ho mai fatto po­litica attiva. Ma questo non vuol dire che non abbia avuto le mie idee e che non le abbia manifestate sin dai tempi del liceo».

E quindi da dove nasce questo rin­novato impegno?
«La nostra idea è stata proprio quel­la di restituire alla cittadinanza attiva il diritto di manifestare le proprie opinio­ni. Di convogliare in un unico conteni­tore idee, esperienze e posizioni che for­se avevano necessità di stare assieme».

Sì ma è troppo facile prendere a pretesto il malumore che c’è oggi nel Paese verso chi governa...
«Non è così. Abbiamo avuto succes­so e risonanza perché siamo stati capa­ci di occupare uno spazio lasciato libe­ro dalla politica, perché abbiamo mes­so a frutto le potenzialità di uno stru­mento che la politica non utilizza se non in campagna elettorale».

Tutto ruota intorno ad un appel­lo, che comincia con un atto d’accu­sa nei confronti del premier e ter­mina con la messa in mora dell’op­posizione.
«Un appello tradotto in 12 lingue, compreso il cinese e l’arabo, e rilancia­to anche in inglese sulla piattaforma Twitter. E che recita, tra le altre cose, che Berlusconi deve dimettersi e difen­dersi come ogni cittadino davanti a un tribunale della Repubblica per le accu­se che gli vengono rivolte».

E al capitolo dell’opposizione?
«Riteniamo che il finto fair play di una parte di essa costituisca un atto di omesso soccorso alla nostra democra­zia, atto del quale chi se ne è reso re­sponsabile risponderà eventualmente davanti agli elettori».

E quanti pensate aderiranno all’ap­pello scendendo in piazza della Re­pubblica?
«Contiamo sul coinvolgimento di 500 mila persone. Ma sul palco di piaz­za del Popolo non ci saranno politici né saranno ammesse bandiere ed em­blemi partitici. Questa è una partita che vogliono e devono giocarsi i citta­dini, di politica ce ne è tanta ma di par­titi non ne vogliamo».

Eppure sono fioccate le adesioni dei Comunisti italiani, di Prc, del­l’Idv...
«Noi non abbiamo fatto inviti se non alla società civile e alle reti so­ciali ».

Il Pd non ci sarà. Il presidente Ro­sy Bindi proprio in un contradditto­rio con lei ha detto in tv di non condi­videre la richiesta di dimissioni del presidente Berlusconi.
«È una opinione che rispettiamo».

Il movimento si scioglierà dopo il No Berlusconi day?
«Neanche per sogno. Questa voglia di sano protagonismo deve restare in piedi e noi le garantiremo ogni stru­mento».

Perché fra tanti altri vi siete ispira­ti al colore viola?
«Abbiamo escluso tutti quelli già tra­dizionalmente presenti nei loghi dei partiti. I bambini, dicono gli studi, usa­no il viola nei loro disegni perché indi­ca una voglia di comunicare e allo stes­so tempo un desiderio di visibilità. Noi ci siamo ispirati a questo».


(fonte: corrieredelmezziogiorno.corriere.it)


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